Giorgio Scerbanenco: Un'alibi d'acciaio. Il giallo in breve.
Parliamo di lingua e cultura italiana occupandoci di letteratura, la quale rappresenta la sintesi perfetta dell'incontro della cultura con la lingua. Iniziamo leggendo insieme un breve racconto giallo del grande scrittore italiano: Giorgio Scerbanenco. Sai chi è?
Giorgio Scerbanenco è nato a Kiev nel 1911 e morto a Milano nel 1969; è stato uno scrittore giornalista, nato in Russia, da padre russo e madre italiana. E' cresciuto solo con sua madre perché suo padre è rimasto ucciso durante la rivoluzione russa e per questo rientrò in Italia quando era ancora bambino.
Si trasferì dapprima a Roma, in seguito a Milano, e visse per un lungo periodo in condizioni disagiate, tanto che da ragazzo dovette abbandonare gli studi e cominciare a lavorare. Nel 1934 grazie a un fortunato incontro con il regista cinematografico Cesare Zavattini iniziò a lavorare presso la Casa Editrice Rizzoli, prima come redattore poi come direttore di periodici femminili.
Nel frattempo si dedicò alla scrittura e diventò famoso come autore di romanzi sentimentali, fantascientifici e gialli, o polizieschi, ma fu soprattutto in quest'ultimo genere che ottenne risultati straordinari, tanto che oggi viene considerato il fondatore del giallo italiano.
Molto interessante di questo autore sono anche i racconti i quali spesso sono brevi ma proprio per questo molto densi ed efficaci. E' proprio uno di questi racconti che noi oggi vi proponiamo qui.
Un alibi d'acciaio
La sposa, col suo vero bianco, qualche chicco di riso ancora qua e là tra le vesti, era finita anche lei nell'ufficio di polizia, il viso livido, senza lacrime, lo sguardo pieno di odio verso il funzionario che, dietro la scrivania le spiegava: "E' inutile che dite che non è vero, mamma santissima, che vi dispiace si capisce, ma la verità è la verità e voi dovete saperla...
Lui è uscito di casa sua questa mattina alle nove per venirvi a sposare. Era tutto calcolato, preciso, premeditato. Esce di casa con la sua macchina, ripeto, per andare alla chiesa dove si deve celebrare il matrimonio. Ma è appena salito in macchina che compare la sua vecchia amica, e lui lo sapeva che sarebbe comparsa. Fammi salire gli dice la vecchia amica, tu non vai a sposare quella lì, tu vieni con me. E' un'esaltata, una pazza, lui lo sa, da due anni lei lo tormenta, lui non ne può più, la fa salire, l'ammazza subito, poi prima di venire a sposare voi, passa per il parco, butta il cadavere dietro una siepe e corre in chiesa, a fare lo sposo che aspetta la sposa ...
Voi arrivate, si celebra la cerimonia, andate al rinfresco, e lui sta quieto quieto, perché all'alibi di ferro, di acciaio, vi dico. Anche se lo prendiamo gli domandiamo: "Dove eravate la mattina del 29 aprile?" E lui risponde: "Ero a sposarmi". Come fa uno che va a sposarsi, nello stesso tempo ad ammazzare una donna? Ma lui non poteva immaginare che la macchina gli perdesse l'olio proprio stamattina.Vicino alla donna strangolata c'è una piazzetta d'olio, noi andiamo dietro le gocce d'olio, come nelle favole, arriviamo alla chiesa. Dalla chiesa arriviamo all'albergo dove continua ancora il rinfresco, domandiamo di chi è la macchina e la macchina è dello sposo, e lo sposo ha confessato, signora, mi dispiace tanto signora, ma la verità è la verità".
Nel suo velo bianco, lei, però, continua a guardarlo con odio.
Giorgio Scerbanenco, Il centodelitti Garzanti, Milano 2009.
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