Chi sono? Aldo Palazzeschi

 Il vero nome di Aldo Palazzeschi è Aldo Giurlani, nato a Firenze nel 1885. Da giovane studia ragioneria e frequenta una scuola di recitazione; fa l'attore nella compagnia di Lyda Borelli .Sempre in piena gioventù, aderisce al movimento futurista dal quale tuttavia si allontana presto, tra altri motivi, anche per una netta opposizione chiaramente dichiarata, alla guerra del 1914 -1918.



Vive a Firenze fino al 1941 ma si reca spesso e a lungo a Parigi che è la la sua patria di elezione. E' nella cpitale francese che conosce e frequenta il poeta Guillaume Apollinaire (1889 - 1918) e pittori come Picasso e MatisseNel '41 si trasferisce a Roma e qui rimane fino al giorno della sua morte che avviene nel 1974. 

La poesia Chi sono? che potete leggere integralmente qui sotto è tratta dei Poemi del 1909. E' stata scritta in quel periodo in cui cominciano veramente a delinearsi l'ironia e il grottesco di Palazzeschi. Caratteristiche che nelle sue prime poesie erano quasi assenti, qui si trasformano in un'allegria dissacrante di cui l'autore stesso sottolinea la funzione rivoluzionaria.

Allo svuotamento dei temi lirici tradizionali segue la loro esplicita parodia. Le strutture dei testi si aprono sempre più in senso narrativo e mimico contro l'immobile circolarità delle prime liriche ma si tratta sempre di una poesia impersonale. L' io del poeta, quando pure è presente, è anche esso contemplato dal di fuori come personaggio, quasi una figurina meccanica nella ripetizione dei suoi atti e gesti quotidiani. E' in atto una vera e propria demistificazione.

L'unica prosopopea della raccolta è proprio la poesia che leggiamo oggi Chi sono? Va comunque notato che in realtà si tratta di un anti-prosopopea cioè una dichiarazione di identità smarrita cui si sostituisce la maschera auto ironica "il saltimbanco dell'anima mia".

Assistiamo, quindi, a una levità di tocco che non esclude l'autentica perfidia. Ci sono, infatti, veri e propri spunti di critica della società borghese e della sua rituaòità.I quali si trovano anzitutto dall'interno delle sue convenzioni linguistiche e della loro insignificanza che il poeta vuole annullare con apparente candore.

Chi sono? 

Sono forse un poeta? 
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana, 
la penna dell'anima mia: 
follia.
Sono dunque un pittore? 
Neanche. 
Non ha che un colore 
la tavolozza dell'anima mia: 
malinconia.
un musico allora? 
Nemmeno. Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia: 
nostalgia.
Son dunque ... che cosa?
Io metto una lente 
davanti al mio cuore
 per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.

Come egli stesso diceva: "poche persone in questo mondo risero quanto io ho riso, e tale ho saputo conservarmi fino alla vecchiezza".
Forse per questo il nostro autore, nella sua opera, ha sempre prediletto un atteggiamento gioioso, scanzonato senza tralasciare di esprimere il suo punto di vista capace di essere amaro e disincantato.

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